Conflitto del Nagorno-Karabakh 1988. Storia del disastro

  • Data: 19.11.2020

Conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh

Il Nagorno-Karabakh, essendo parte integrante dell'intero Karabakh, è uno dei più antichi insediamenti e centri di cultura dell'Azerbaigian. Nel 1923, sotto il dominio sovietico, fu creata la Regione Autonoma del Nagorno-Karabakh (NKAO) nella parte montuosa del Karabakh su un territorio di 4,4 mila km², che contribuì all'emergere di aspirazioni separatiste. In effetti, alla radice del problema c'era il desiderio degli armeni, che erano stati reinsediati in Karabakh dal 18° secolo, di appropriarsi delle terre dell'Azerbaigian.

Il conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh è divampato nel 1988 con le aperte rivendicazioni degli armeni sulle terre ancestrali dell'Azerbaigian e provocazioni su basi etniche. Approfittando della debolezza del governo centrale sovietico, gli armeni alla guida dell'URSS, l'élite dirigente della SSR armena e la diaspora armena dall'inizio degli anni '80 avviarono una tempestosa attività con l'obiettivo di annettere la NKAR all'Armenia .

Nel 1987-89 Oltre 250.000 azeri che vivevano in Armenia sono stati espulsi con la forza dalle loro terre ancestrali, 216 di loro sono stati brutalmente uccisi, 1.154 persone sono rimaste ferite.

Il 20 febbraio 1988, in una riunione del Consiglio dei Deputati del Popolo dell'NKAO, i rappresentanti della comunità armena hanno inviato petizioni ai Soviet Supremi dell'Azerbaigian e alle SSR armene per separare l'NKAO dalla SSR dell'Azerbaigian e unirsi alla SSR armena.

Il 22 febbraio 1988, nei pressi di Askeran, gli armeni hanno aperto il fuoco sui pacifici azeri che stavano protestando contro la decisione presa dal Consiglio dei Deputati del Popolo dell'NKAO. Di conseguenza, due giovani azeri sono stati uccisi, diventando le prime vittime di questo conflitto.

Il 1° dicembre 1989, il Consiglio supremo della RSS armena ha adottato una decisione sulla "riunificazione" della RSS armena e del Nagorno-Karabakh. Il 10 gennaio 1990, il Presidium del Soviet Supremo dell'URSS ha adottato una decisione "Sull'incoerenza della Costituzione dell'URSS con le decisioni riguardanti il ​​Nagorno-Karabakh adottate dal Consiglio Supremo della SSR armena il 1° dicembre 1989 e 9 gennaio 1990", che ha sottolineato l'illegalità dell'annessione del Nagorno-Karabakh alla SSR armena senza il consenso della SSR dell'Azerbaigian.

Il 30 agosto 1991, il Consiglio Supremo dell'Azerbaigian ha proclamato il ripristino dell'indipendenza dello stato. Il 18 ottobre 1991 è stata adottata la legge costituzionale "Sull'indipendenza statale della Repubblica dell'Azerbaigian".

Il 26 novembre 1991, il Consiglio Supremo della Repubblica dell'Azerbaigian ha adottato la legge “Sulla liquidazione della Regione Autonoma del Nagorno-Karabakh della Repubblica dell'Azerbaigian”.

Tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992, iniziò la fase dello scontro armato nel conflitto armeno-azero. Approfittando dell'instabilità politica sorta a seguito del crollo dell'URSS e dei conflitti interni in Azerbaigian, l'Armenia, con l'assistenza militare dall'estero, iniziò le ostilità nel Nagorno-Karabakh.

Nel febbraio 1992 a Khojaly è stato compiuto un massacro della popolazione azerbaigiana senza precedenti nella sua crudeltà. Come risultato della sanguinosa tragedia, passata alla storia come il genocidio di Khojaly, migliaia di azeri furono uccisi e scomparsi e la città stessa fu spazzata via dalla faccia della terra.

Nel maggio 1992, gli armeni occuparono Shusha e la regione di Lachin, situata tra il Nagorno-Karabakh e l'Armenia. Nel 1993, le forze armate dell'Armenia hanno catturato altre sei regioni intorno al Nagorno-Karabakh: Kalbajar, Aghdam, Fizuli, Jabrayil, Gubadli e Zangelan.

Il 30 aprile 1993, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n. 822 chiedendo il ritiro immediato delle truppe occupanti dal territorio del Kalbajar e dalle altre regioni occupate dell'Azerbaigian.

Il 29 luglio 1993, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione n. 853, contenente una richiesta per il ritiro completo, immediato e incondizionato delle truppe occupanti dal territorio di Aghdam e dalle altre regioni occupate dell'Azerbaigian.

Il 14 ottobre 1993, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione n. 874, che conteneva la richiesta di intraprendere azioni urgenti, reciproche e necessarie secondo il calendario per l'insediamento del Gruppo CSCE di Minsk, compreso il ritiro delle truppe dal nuovo territori occupati.

L'11 novembre 1993, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato la risoluzione n. 884, che ha condannato l'occupazione della regione di Zangelan e del villaggio di Horadiz, l'attacco alla popolazione civile e il bombardamento del territorio della Repubblica dell'Azerbaigian, e ha chiesto un ritiro unilaterale delle forze di occupazione dalla regione di Zangelan, dal villaggio di Horadiz e da altri territori dell'Azerbaigian recentemente occupati.

Come risultato dell'espansione militare dell'Armenia, il 20% del territorio della Repubblica dell'Azerbaigian fu occupato - Nagorno-Karabakh e sette regioni adiacenti - la città di Khankendi, Khojaly, Shusha, Lachin, Khojavend, Kalbajar, Aghdam, Fizuli, Jabrayil, Gubadly, Zangelan, nonché 13 villaggi del distretto di Terter, 7 villaggi della regione di Gazakh e 1 villaggio della regione di Sadarak di Nakhchivan.

A seguito del conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh, più di 1 milione di azerbaigiani sono diventati sfollati interni, 20mila persone sono state uccise durante le ostilità, 50mila persone sono rimaste disabili, circa 4mila azeri sono scomparsi, tra cui 67 bambini, 265 donne e 326 anziani. Fino ad oggi, non si sa nulla del loro destino. Oltre duemila azeri furono presi prigionieri e in ostaggio dagli armeni.

Nel 1988-1993 900 insediamenti, 150mila case, 7mila edifici pubblici, 693 scuole, 855 asili nido, 695 istituzioni mediche, 927 biblioteche, 44 templi, 9 moschee, 473 monumenti storici, palazzi e musei furono distrutti in Karabakh, 40mila mostre museali furono distrutte, 6mila imprese industriali e agricole, 160 ponti e altre infrastrutture.

Monumenti di importanza mondiale si trovavano nei territori occupati dell'Azerbaigian, tra cui i ponti Khudaferin medievali a 11 e 15 archi e i tumuli Niftala dell'età del bronzo a Jabrayil, i monasteri medievali Ganjasar e Khudavang a Kelbajar, il mausoleo Gutlu Musa oglu risalente del XIV secolo e appartenenti alla zona residenziale dell'età del bronzo di Uzerliktepe ad Aghdam, le grotte Azykh e Taglar a Khojavend risalenti all'era paleolitica, i tumuli funerari dell'età del bronzo e del ferro a Khojaly.

La mediazione per la risoluzione del conflitto armeno-azero è iniziata nel febbraio 1992 nell'ambito della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE). In un'ulteriore riunione del Consiglio dei ministri degli Affari esteri della CSCE, tenutasi il 24 marzo 1992 a Helsinki, si decise di convocare una conferenza sul Nagorno-Karabakh a Minsk al fine di fornire un forum per negoziare una soluzione pacifica con in vista di una rapida risoluzione della crisi sulla base dei principi, degli obblighi e delle disposizioni CSCE.

Il 12 maggio 1994 è stato raggiunto un accordo su un regime di cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaigian. Il 5 e 6 dicembre 1994, al vertice CSCE di Budapest, al fine di coordinare gli sforzi di mediazione nell'ambito della CSCE, si decise di istituire l'istituto di co-presidenza della Conferenza di Minsk. Al Vertice di Budapest, il Presidente in esercizio della CSCE è stato incaricato di condurre i negoziati per raggiungere un accordo politico sulla fine del conflitto armato. Questo accordo politico aveva lo scopo di eliminare le conseguenze del conflitto e consentire la convocazione della Conferenza di Minsk.

Il 23 marzo 1995 il Presidente in esercizio dell'OSCE ha conferito un mandato ai copresidenti del processo di Minsk. Al vertice di Lisbona del 2 e 3 dicembre 1996, i copresidenti del Gruppo OSCE di Minsk e il Presidente in esercizio dell'OSCE hanno raccomandato i principi fondamentali dell'accordo del Nagorno-Karabakh, che l'Armenia ha respinto, diventando l'unico i 54 Stati membri dell'OSCE che hanno votato contro la proposta.

L'Azerbaigian auspica una posizione più risoluta e coerente della comunità internazionale sulla questione di una soluzione equa del conflitto armeno-azero, che contribuirà all'instaurazione di pace a lungo termine, stabilità e un'atmosfera di cooperazione nella regione, in quanto nonché costringere l'Armenia a iniziare a lavorare su un accordo di pace finale basato sui principi proposti dai copresidenti del gruppo OSCE di Minsk.

Numerosi documenti adottati da molte organizzazioni internazionali sottolineano la necessità di risolvere il conflitto del Nagorno-Karabakh nel quadro dell'integrità territoriale dell'Azerbaigian. La risoluzione adottata il 14 marzo 2008 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha coperto gli aspetti legali, politici e umanitari del conflitto, riaffermando i principi della sua risoluzione. Questi principi si riducono al rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Azerbaigian, al ritiro immediato, completo e incondizionato delle truppe armene dai territori occupati dell'Azerbaigian, garantendo il diritto al ritorno delle persone sfollate all'interno a causa del conflitto alle loro case, assicurando le condizioni per la residenza congiunta di entrambe le comunità nel territorio dell'Azerbaigian, lo stato di autonomia all'interno dell'Azerbaigian e l'illegalità della situazione sorta a seguito dell'occupazione.

Il conflitto del Nagorno-Karabakh è stato più volte discusso nell'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC). Guidato dalle norme e dai principi del diritto internazionale, l'OIC ha dichiarato l'Azerbaigian vittima dell'espansione militare. Adottata nel 1993 alla 21a riunione dei Ministri degli Esteri dei paesi membri dell'OIC a Karachi, la risoluzione condannava l'occupazione armena dei territori dell'Azerbaigian, chiedendo l'immediato ritiro delle truppe armene dai territori occupati dell'Azerbaigian. La risoluzione chiedeva all'Armenia di rispettare la sovranità e l'integrità territoriale dell'Azerbaigian, chiedeva una soluzione equa e pacifica del conflitto, basata sui principi dell'integrità territoriale e dell'inviolabilità dei confini. Nelle risoluzioni regolari dell'OIC sul conflitto del Nagorno-Karabakh, l'organizzazione ha invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a partecipare attivamente alla soluzione politica del conflitto, garantire pienamente l'attuazione di quattro risoluzioni e riconoscere il fatto dell'aggressione commessa contro l'Azerbaigian.

Nel 2016, nell'ambito del vertice OIC di Istanbul, è stato creato un "Gruppo di contatto in relazione all'aggressione dell'Armenia contro l'Azerbaigian". È composto da 7 paesi: Turchia, Arabia Saudita, Pakistan, Malesia, Marocco, Gibuti e Gambia.

L'Unione europea ha chiesto l'attuazione di quattro note risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto del Nagorno-Karabakh, il ritiro delle truppe armene dai territori occupati, le parti a rispettare l'integrità territoriale e i confini degli Stati riconosciuti a livello internazionale e ad abbandonare la situazione illegittima che si è sviluppata con la forza. La dichiarazione congiunta, adottata al vertice del partenariato orientale il 24 novembre 2017, ha ribadito il sostegno all'integrità territoriale, alla sovranità e all'indipendenza degli Stati, dimostrando la determinazione di tutti i partner dell'UE in tali questioni. All'inizio del 2016, mentre si discuteva di piani specifici per la risoluzione del conflitto, l'Armenia ha fatto ricorso alla provocazione militare sottoponendo il 2 aprile i territori densamente popolati da civili lungo l'intera linea di contatto a un massiccio fuoco di artiglieria. Di conseguenza, 6 civili della popolazione azerbaigiana, compresi bambini, sono stati uccisi e 33 persone sono rimaste gravemente ferite. Dopo aver dato un degno rifiuto al nemico, le forze armate dell'Azerbaigian hanno liberato altezze strategiche a seguito di una controffensiva. Durante le battaglie di aprile, il villaggio di Jojug Merjanly della regione di Jabrayil è stato completamente liberato dall'occupazione armena. Sulla base degli ordini pertinenti del Presidente della Repubblica dell'Azerbaigian Ilham Aliyev sulle misure per ripristinare il villaggio di Jojug Merjanly, sono stati eseguiti molti lavori per ripristinare e migliorare il territorio liberato e nel villaggio è stata ripristinata la vita normale .

Le provocazioni politiche e militari dell'Armenia sono continuate anche nel 2017. L'esercito armeno ha sparato con artiglieria pesante contro le postazioni delle truppe azere e i luoghi di residenza della popolazione civile lungo l'intera linea del fronte. Di conseguenza, il 4 luglio, nel villaggio di Alkhanli, nella regione di Fizuli, sono stati uccisi 2 civili, una persona è rimasta gravemente ferita.

Nonostante gli sforzi di mantenimento della pace dell'Azerbaigian, l'Armenia, con la sua politica distruttiva, impedisce una risoluzione graduale del conflitto, attraverso provocazioni politiche e militari cerca di interrompere il processo negoziale, pur mantenendo l'attuale status quo basato sull'occupazione dei territori dell'Azerbaigian. Il conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh deve essere risolto entro i confini internazionalmente riconosciuti e l'integrità territoriale dell'Azerbaigian. La comunità mondiale riconosce e sostiene inequivocabilmente la sovranità e l'integrità territoriale dell'Azerbaigian. Il Presidente della Repubblica dell'Azerbaigian Ilham Aliyev ha affermato apertamente che “l'integrità territoriale non è e non sarà mai oggetto di discussione. L'Azerbaigian non si ritirerà da questa posizione. Non ci saranno concessioni sul tema dell'integrità territoriale".

Territori dell'Azerbaigian occupati dall'Armenia

Nagorno-Karabakh

Territorio - 4388 km 2

Popolazione (1989) - 189.085 persone.

Shusha regione del Nagorno-Karabakh

Territorio - 312 km 2

Popolazione - 20579 persone.

Popolazione azerbaigiana - 19.036 persone. (92,5%)

Popolazione armena - 1.377 (6,7%)

Aree adiacenti Date di occupazione

Documenti di organizzazioni internazionali e regionali sul conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh.

In una serie di conflitti interetnici che hanno travolto l'Unione Sovietica negli ultimi anni della sua esistenza, il Nagorno-Karabakh è diventato il primo. Lanciata la politica di ristrutturazione Michele Gorbaciov, è stata messa alla prova dagli eventi del Karabakh. L'audit ha mostrato il completo fallimento della nuova leadership sovietica.

Una regione dalla storia complessa

Il Nagorno-Karabakh, un piccolo pezzo di terra nel Transcaucaso, ha un destino antico e difficile, in cui si intrecciano i percorsi di vita dei vicini: armeni e azeri.

La regione geografica del Karabakh è divisa in parti pianeggianti e montuose. La popolazione azerbaigiana ha storicamente dominato nella pianura del Karabakh e la popolazione armena nel Nagorny.

Guerre, pace, guerre ancora - e così i popoli vivevano fianco a fianco, ora inimici, ora riconciliandosi. Dopo il crollo dell'impero russo, il Karabakh divenne teatro di una feroce guerra armeno-azera del 1918-1920. Lo scontro, in cui i nazionalisti hanno svolto il ruolo principale da entrambe le parti, è venuto a nulla solo dopo l'istituzione del potere sovietico nel Transcaucaso.

Nell'estate del 1921, dopo un'accesa discussione, il Comitato Centrale dell'RCP (b) decise di lasciare il Nagorno-Karabakh come parte della SSR dell'Azerbaigian e di concedergli un'ampia autonomia regionale.

L'Oblast' Autonoma del Nagorno-Karabakh, che divenne l'Oblast' Autonoma del Nagorno-Karabakh nel 1937, preferì considerarsi parte dell'Unione Sovietica piuttosto che parte della SSR dell'Azerbaigian.

"Sbrinamento" reciproche lamentele

Per molti anni, queste sottigliezze sono state ignorate a Mosca. I tentativi negli anni '60 di sollevare l'argomento del trasferimento del Nagorno-Karabakh alla SSR armena furono severamente repressi, quindi la leadership centrale riteneva che tali invasioni nazionaliste dovessero essere stroncate sul nascere.

Ma la popolazione armena dell'NKAO aveva ancora motivo di preoccupazione. Se nel 1923 gli armeni costituivano oltre il 90 per cento della popolazione del Nagorno-Karabakh, a metà degli anni '80 questa percentuale era scesa a 76. Non è stato un caso: la leadership della SSR dell'Azerbaigian ha deliberatamente puntato sul cambiamento della componente etnica della regione .

Mentre la situazione nel paese nel suo insieme è rimasta stabile, anche nel Nagorno-Karabakh tutto è stato calmo. Le scaramucce minori per motivi nazionali non sono state prese sul serio.

La perestrojka di Mikhail Gorbaciov, tra le altre cose, ha "sbloccato" la discussione su argomenti precedentemente tabù. Per i nazionalisti, la cui esistenza fino ad ora era possibile solo nel sottosuolo, questo era un vero dono del destino.

Era a Chardakhlu

Le grandi cose iniziano sempre in piccolo. Il villaggio armeno di Chardakhly esisteva nella regione di Shamkhor in Azerbaigian. Durante la Grande Guerra Patriottica, 1250 persone andarono al fronte dal villaggio. Di questi, la metà ricevette ordini e medaglie, due divennero marescialli, dodici generali, sette Eroi dell'Unione Sovietica.

Nel 1987 segretario del comitato distrettuale del partito Asadov deciso di sostituire direttore della fattoria statale locale Yegiyan sul leader-Azerbaigian.

Gli abitanti del villaggio si sono indignati nemmeno per il licenziamento di Yegiyan, accusato di abusi, ma per il modo in cui è stato fatto. Asadov ha agito in modo sgarbato, sfacciato, suggerendo che l'ex regista "partisse per Yerevan". Inoltre, il nuovo direttore, secondo la gente del posto, era "un barbecue con istruzione primaria".

Gli abitanti di Chardakhlu non avevano paura dei nazisti, non avevano nemmeno paura del capo del comitato distrettuale. Si sono semplicemente rifiutati di riconoscere il nuovo incaricato e Asadov ha iniziato a minacciare gli abitanti del villaggio.

Da una lettera dei residenti di Chardakhly al procuratore generale dell'URSS: “Ogni visita di Asadov al villaggio è accompagnata da un distaccamento di polizia e da un'autopompa. Non c'era eccezione e il primo di dicembre. Arrivato con un distaccamento di polizia in tarda serata, ha radunato con la forza i comunisti per tenere la riunione del partito di cui aveva bisogno. Quando non ci riuscì, iniziarono a picchiare le persone, arrestarono e presero 15 persone su un autobus pre-arrivato. Tra i picchiati e gli arrestati c'erano partecipanti e invalidi della Grande Guerra Patriottica ( Vartaniano V., Martirosyan X.,Gabriele A. ecc.), lattaie, link avanzato ( Minasyan G.) e persino ex deputato del Consiglio Supremo dell'Az. SSR di molte convocazioni Movsesyan M.

Non soddisfatto della sua atrocità, il misantropico Asadov sempre il 2 dicembre, con un distaccamento di polizia ancora più numeroso, organizzò un altro pogrom in patria Maresciallo Baghramyan nel suo 90esimo compleanno. Questa volta 30 persone sono state picchiate e arrestate. Tale sadismo e illegalità farebbero invidia a qualsiasi razzista dei paesi coloniali".

“Vogliamo andare in Armenia!”

Un articolo sugli eventi di Chardakhly è stato pubblicato sul quotidiano Selskaya Zhizn. Se il centro non attribuiva molta importanza a ciò che stava accadendo, allora nel Nagorno-Karabakh si è sollevata un'ondata di indignazione tra la popolazione armena. Come mai? Perché il funzionario senza cintura rimane impunito? Cosa accadrà dopo?

"La stessa cosa accadrà a noi se non ci uniamo all'Armenia", non importa chi l'ha detto per primo e quando. La cosa principale è che già all'inizio del 1988, l'organo stampa ufficiale del comitato regionale del Nagorno-Karabakh del Partito Comunista dell'Azerbaigian e il Consiglio dei Deputati del Popolo dell'NKAO "Karabakh sovietico" hanno iniziato a stampare materiali a sostegno di questa idea .

Le delegazioni dell'intellighenzia armena andarono a Mosca una dopo l'altra. Incontrando i rappresentanti del Comitato Centrale del PCUS, hanno assicurato che negli anni '20 il Nagorno-Karabakh era stato assegnato per errore all'Azerbaigian e ora è il momento di correggerlo. A Mosca, alla luce della politica della perestrojka, sono stati ricevuti i delegati che hanno promesso di approfondire la questione. Nel Nagorno-Karabakh, questo è stato percepito come la disponibilità del centro a sostenere il trasferimento della regione alla SSR dell'Azerbaigian.

La situazione iniziò a scaldarsi. Gli slogan, soprattutto dalle labbra dei giovani, suonavano sempre più radicali. Le persone lontane dalla politica iniziarono a temere per la loro incolumità. Cominciarono a guardare con sospetto i vicini di nazionalità diversa.

La leadership della SSR dell'Azerbaigian ha tenuto un incontro di partiti ed attivisti economici nella capitale del Nagorno-Karabakh, in cui hanno bollato "separatisti" e "nazionalisti". Lo stigma era, in generale, corretto, ma, d'altra parte, non dava risposte alla domanda su come vivere. Tra gli attivisti del partito del Nagorno-Karabakh, la maggioranza ha appoggiato le richieste di trasferimento della regione in Armenia.

Politburo per tutte le cose buone

La situazione iniziò a sfuggire al controllo delle autorità. Dalla metà di febbraio 1988, nella piazza centrale di Stepanakert, si tenne quasi ininterrottamente una manifestazione i cui partecipanti chiedevano il trasferimento della NKAR in Armenia. Anche a Yerevan sono iniziate le azioni a sostegno di questa richiesta.

Il 20 febbraio 1988, una sessione straordinaria dei deputati del popolo della NKAR si rivolse ai Soviet Supremi della SSR armena, della RSS dell'Azerbaigian e dell'URSS con la richiesta di considerare e risolvere positivamente la questione del trasferimento della NKAO dall'Azerbaigian all'Armenia: Consiglio Supremo della SSR armena per mostrare una profonda comprensione delle aspirazioni della popolazione armena del Nagorno-Karabakh e risolvere la questione del trasferimento dell'NKAO dalla SSR dell'Azerbaigian alla SSR armena, allo stesso tempo presentare una petizione al Soviet Supremo dell'URSS per una decisione positiva sulla questione del trasferimento della NKAR dalla SSR azerbaigiana alla SSR armena",

Ogni azione crea una reazione. Iniziarono a svolgersi azioni di massa a Baku e in altre città dell'Azerbaigian per chiedere di fermare gli attacchi degli estremisti armeni e mantenere il Nagorno-Karabakh come parte della repubblica.

Il 21 febbraio, la situazione è stata esaminata in una riunione del Politburo del Comitato centrale del PCUS. Ciò che Mosca decide è stato attentamente monitorato da entrambe le parti in conflitto.

“Coerentemente guidato dai principi leninisti della politica nazionale, il Comitato Centrale del PCUS ha fatto appello ai sentimenti patriottici e internazionalisti della popolazione armena e azerbaigiana con un appello a non soccombere alle provocazioni di elementi nazionalisti, a rafforzare in ogni modo il grande risorsa del socialismo - l'amicizia fraterna dei popoli sovietici", affermava il testo pubblicato dopo la discussione. .

Probabilmente, questa era l'essenza della politica di Mikhail Gorbaciov: frasi generali corrette su tutto ciò che è buono e contro tutto ciò che è cattivo. Ma la persuasione non ha aiutato. Mentre l'intellighenzia creativa parlava alle manifestazioni e alla stampa, i radicali locali controllavano sempre più spesso il processo.

Raduno nel centro di Yerevan nel febbraio 1988. Foto: RIA Novosti / Ruben Mangasaryan

Primo sangue e pogrom a Sumgayit

La regione di Shusha del Nagorno-Karabakh era l'unica in cui predominava la popolazione azerbaigiana. La situazione qui è stata alimentata dalle voci secondo cui a Yerevan e Stepanakert "donne e bambini azeri vengono brutalmente assassinati". Non c'erano reali basi per queste voci, ma erano sufficienti perché una folla armata di azeri iniziasse una "campagna a Stepanakert" il 22 febbraio per "mettere le cose in ordine".

Vicino al villaggio di Askeran, i vendicatori sconvolti sono stati accolti da cordoni di polizia. Non è stato possibile ragionare con la folla, sono stati sparati colpi di arma da fuoco. Due persone sono rimaste uccise e, ironia della sorte, una delle prime vittime del conflitto è stata un azerbaigiano ucciso da un poliziotto azerbaigiano.

La vera esplosione è avvenuta dove non erano previsti: a Sumgayit, città satellite di Baku, capitale dell'Azerbaigian. In quel momento, la gente iniziò ad apparire lì, definendosi "rifugiati del Karabakh" e parlando degli orrori commessi dagli armeni. Non c'era, infatti, una parola di verità nei racconti dei "rifugiati", ma hanno acceso la situazione.

Sumgayit, fondata nel 1949, è stata una città multinazionale: azeri, armeni, russi, ebrei, ucraini hanno vissuto e lavorato qui per decenni ... Nessuno era pronto per quello che è successo negli ultimi giorni di febbraio 1988.

Si ritiene che l'ultima goccia sia stata un servizio televisivo su una scaramuccia vicino ad Askeran, dove sono stati uccisi due azeri. La manifestazione a Sumgait a sostegno della conservazione del Nagorno-Karabakh come parte dell'Azerbaigian si è trasformata in un'azione in cui hanno cominciato a risuonare gli slogan "Morte agli armeni!".

Le autorità locali e le forze dell'ordine non hanno potuto fermare ciò che stava accadendo. In città iniziarono i pogrom, che durarono due giorni.

Secondo i dati ufficiali, 26 armeni sono morti a Sumgayit, centinaia sono rimasti feriti. È stato possibile fermare la follia solo dopo l'introduzione delle truppe. Ma anche qui tutto si è rivelato non così semplice: all'inizio, ai militari è stato ordinato di escludere l'uso delle armi. Solo dopo che il numero di soldati e ufficiali feriti ha superato il centinaio, la pazienza è venuta meno. Sei azeri furono aggiunti agli armeni morti, dopodiché le rivolte cessarono.

Esodo

Il sangue di Sumgayit ha reso la fine del conflitto in Karabakh un compito estremamente difficile. Per gli armeni, questo pogrom è diventato un ricordo dei massacri nell'impero ottomano che hanno avuto luogo all'inizio del XX secolo. A Stepanakert hanno ripetuto: “Guarda cosa stanno facendo? Possiamo rimanere in Azerbaigian dopo?"

Nonostante il fatto che Mosca abbia iniziato a usare misure dure, non c'era logica in esse. Accadde che due membri del Politburo, venendo a Yerevan e Baku, fecero promesse che si escludevano a vicenda. L'autorità del governo centrale è caduta in modo catastrofico.

Dopo Sumgayit iniziò l'esodo degli azeri dall'Armenia e degli armeni dall'Azerbaigian. Le persone spaventate, lasciando tutto ciò che avevano acquisito, fuggirono dai loro vicini, che improvvisamente divennero nemici.

Sarebbe ingiusto parlare solo di feccia. Non tutti furono abbattuti: durante i pogrom di Sumgayit, gli azeri, spesso a rischio della propria vita, nascosero gli armeni. A Stepanakert, dove i "vendicatori" iniziarono a dare la caccia agli azeri, furono salvati dagli armeni.

Ma queste persone degne non potevano fermare il crescente conflitto. Qua e là scoppiarono nuovi scontri, che non fecero in tempo a fermare le truppe interne portate nella regione.

La crisi generale iniziata in URSS ha distolto sempre più l'attenzione dei politici dal problema del Nagorno-Karabakh. Nessuna delle parti era pronta a fare concessioni. All'inizio del 1990, formazioni armate illegali da entrambe le parti lanciarono ostilità, il numero di morti e feriti era già di decine e centinaia.

I militari del Ministero della Difesa dell'URSS per le strade della città di Fuzuli. Introduzione dello stato di emergenza nel territorio della NKAR, le regioni della SSR dell'Azerbaigian che la confinano. Foto: RIA Novosti / Igor Mikhalev

Educazione all'odio

Subito dopo il golpe di agosto del 1991, quando il governo centrale cessò praticamente di esistere, l'indipendenza fu proclamata non solo da Armenia e Azerbaigian, ma anche dalla Repubblica del Nagorno-Karabakh. Dal settembre 1991 ciò che sta accadendo nella regione è diventata una guerra nel vero senso della parola. E quando, alla fine dell'anno, le unità delle truppe interne del già defunto Ministero degli affari interni dell'URSS furono ritirate dal Nagorno-Karabakh, nessun altro poté impedire il massacro.

La guerra del Karabakh, durata fino al maggio 1994, si è conclusa con la firma di un accordo di armistizio. Le perdite totali delle parti uccise da esperti indipendenti sono stimate in 25-30mila persone.

La Repubblica del Nagorno-Karabakh esiste come stato non riconosciuto da più di un quarto di secolo. Le autorità azere dichiarano ancora la loro intenzione di riprendere il controllo dei territori perduti. Combattimenti di varia intensità sulla linea di contatto scoppiano regolarmente.

Da entrambe le parti, le persone saranno accecate dall'odio. Anche un commento neutrale su un paese vicino è visto come un tradimento nazionale. Fin dalla tenera età, i bambini vengono instillati con l'idea di chi è il principale nemico che deve essere distrutto.

“Da dove e per cosa, prossimo,
Quanti guai sono caduti su di noi?

poeta armeno Hovhannes Tumanyan nel 1909 scrisse la poesia "Una goccia di miele". In epoca sovietica, era ben noto agli scolari nella traduzione di Samuil Marshak. Tumanyan, morto nel 1923, non poteva sapere cosa sarebbe successo nel Nagorno-Karabakh alla fine del XX secolo. Ma questo uomo saggio, che conosceva bene la storia, in una poesia ha mostrato come a volte nascano mostruosi conflitti fratricidi da semplici sciocchezze. Non essere troppo pigro per trovarlo e leggerlo per intero, e daremo solo il suo finale:

... E il fuoco della guerra divampò,
E due paesi sono in rovina
E non c'è nessuno a falciare il campo,
E non c'è nessuno che porti i morti.
E solo la morte, falce squillante,
Girovagando per il deserto...
Appoggiarsi alle lapidi
Vivo per Vivo dice:
- Dove e per cosa, vicino,
Quanti guai sono caduti su di noi?
Qui finisce la storia.
E se qualcuno di voi
Fai una domanda al narratore
Chi è più colpevole qui - un gatto o un cane,
Ed è davvero così tanto male
La mosca pazza ha portato -
Le persone risponderanno per noi:
Ci saranno mosche - se ci fosse il miele! ..

PS Il villaggio armeno di Chardakhlu, luogo di nascita degli eroi, ha cessato di esistere alla fine del 1988. Più di 300 famiglie che la abitavano si trasferirono in Armenia, dove si stabilirono nel villaggio di Zorakan. In precedenza, questo villaggio era azerbaigiano, ma con lo scoppio del conflitto i suoi abitanti sono diventati profughi, proprio come gli abitanti di Chardakhlu.


Soldati armeni in posizione nel Nagorno-Karabakh

Il conflitto del Nagorno-Karabakh divenne uno dei conflitti etno-politici della seconda metà degli anni '80 sul territorio dell'allora Unione Sovietica. Il crollo dell'Unione Sovietica ha portato a cambiamenti strutturali su larga scala nella sfera delle relazioni etno-nazionali. Il confronto tra le repubbliche nazionali e il centro sindacale, che provocò una crisi sistemica e l'inizio di processi centrifughi, fece rivivere i vecchi processi di carattere etnico e nazionale. Interessi statali, territoriali, socio-economici, geopolitici intrecciati in un unico nodo. La lotta di alcune repubbliche contro il centro sindacale si è trasformata in alcuni casi in una lotta delle autonomie contro le loro "madrepatrie" repubblicane. Tali conflitti sono stati, ad esempio, i conflitti georgiano-abkhazo, georgiano-osseto e transnistriano. Ma il conflitto più grande e sanguinoso, sfociato in una vera e propria guerra tra due stati indipendenti, è stato il conflitto armeno-azero nella regione autonoma del Nagorno-Karabakh (NKAO), poi Repubblica del Nagorno-Karabakh (NKR). In questo confronto, sorse immediatamente una linea di confronto etnico delle parti e si formarono le parti in guerra lungo linee etniche: armeno-azerbaigian.

Lo scontro armeno-azero nel Nagorno-Karabakh ha una lunga storia. Va notato che il territorio del Karabakh fu annesso all'Impero russo nel 1813 come parte del Karabakh Khanate. Le contraddizioni interetniche portarono a grandi scontri armeno-azeri nel 1905-1907 e nel 1918-1920. Nel maggio 1918, in connessione con la rivoluzione in Russia, apparve la Repubblica Democratica dell'Azerbaigian. Tuttavia, la popolazione armena del Karabakh, il cui territorio divenne parte dell'ADR, si rifiutò di obbedire alle nuove autorità. Lo scontro armato continuò fino all'instaurazione del potere sovietico nella regione nel 1920. Quindi le unità dell'Armata Rossa, insieme alle truppe azere, riuscirono a sopprimere la resistenza armena in Karabakh. Nel 1921, per decisione dell'Ufficio del Caucaso del Comitato Centrale del Partito Comunista di Tutta l'Unione dei Bolscevichi, il territorio del Nagorno-Karabakh fu lasciato entro i confini della RSS dell'Azerbaigian con ampia autonomia concessa. Nel 1923, le regioni della SSR dell'Azerbaigian con una popolazione prevalentemente armena furono unite nella Regione Autonoma del Nagorno-Karabakh (AONK), che dal 1937 divenne nota come Regione Autonoma del Nagorno-Karabakh (NKAO). Allo stesso tempo, i confini amministrativi dell'autonomia non coincidevano con quelli etnici. La dirigenza armena di volta in volta ha sollevato la questione del trasferimento del Nagorno-Karabakh in Armenia, ma al centro si è deciso di stabilire lo status quo nella regione. Le tensioni socio-economiche in Karabakh degenerarono in rivolte negli anni '60. Allo stesso tempo, gli armeni del Karabakh si sono sentiti violati i loro diritti culturali e politici nel territorio dell'Azerbaigian. Tuttavia, la minoranza azera, sia nella NKAR che nella SSR armena (che non aveva una propria autonomia), ha avanzato controaccuse di discriminazione.

Dal 1987 nella regione è aumentata l'insoddisfazione della popolazione armena per la propria situazione socioeconomica. Ci sono state accuse contro la leadership della SSR dell'Azerbaigian di mantenere l'arretratezza economica della regione, di aver violato i diritti, la cultura e l'identità della minoranza armena in Azerbaigian. Inoltre, i problemi esistenti, precedentemente messi a tacere, dopo che Gorbaciov salì al potere, divennero rapidamente proprietà di un'ampia pubblicità. Alle manifestazioni di Yerevan, causate dall'insoddisfazione per la crisi economica, ci sono state richieste di trasferire la NKAR in Armenia. Le organizzazioni nazionaliste armene e il nascente movimento nazionale hanno alimentato le proteste. La nuova leadership dell'Armenia era apertamente contraria alla nomenklatura locale e al regime comunista al potere nel suo insieme. L'Azerbaigian, a sua volta, è rimasta una delle repubbliche più conservatrici dell'URSS. Le autorità locali, guidate da H. Aliyev, hanno represso ogni tipo di dissenso politico e sono rimaste fedeli al centro fino all'ultimo. A differenza dell'Armenia, dove la maggior parte dei funzionari del partito ha espresso la propria disponibilità a cooperare con il movimento nazionale, la leadership politica azerbaigiana è stata in grado di mantenere il potere fino al 1992 nella lotta contro i cosiddetti. movimento democratico nazionale. Tuttavia, la leadership della SSR dell'Azerbaigian, delle forze dell'ordine statali e delle forze dell'ordine, utilizzando le vecchie leve di influenza, non era pronta per gli eventi nella NKAR e in Armenia, che, a loro volta, hanno provocato manifestazioni di massa in Azerbaigian, che hanno creato le condizioni per il comportamento incontrollato della folla. A sua volta, la dirigenza sovietica, che temeva che i discorsi in Armenia sull'annessione dell'NKAO, potessero portare non solo a una revisione dei confini nazionale-territoriali tra le repubbliche, ma potessero anche portare al crollo incontrollato dell'URSS. Le richieste degli armeni del Karabakh e del pubblico armeno erano da lui considerate manifestazioni di nazionalismo, contrarie agli interessi dei lavoratori della SSR armena e azerbaigiana.

Durante l'estate 1987 - inverno 1988. Sul territorio della NKAR si sono svolte proteste di massa degli armeni, chiedendo la secessione dall'Azerbaigian. In un certo numero di luoghi, queste proteste sono sfociate in scontri con la polizia. Allo stesso tempo, rappresentanti dell'élite intellettuale armena, personalità pubbliche, politiche e culturali hanno cercato di fare attivamente pressioni per la riunificazione del Karabakh con l'Armenia. Le firme sono state raccolte dalla popolazione, le delegazioni sono state inviate a Mosca, i rappresentanti della diaspora armena all'estero hanno cercato di attirare l'attenzione della comunità internazionale sulle aspirazioni degli armeni alla riunificazione. Allo stesso tempo, la dirigenza azerbaigiana, che ha dichiarato l'inaccettabilità di rivedere i confini della RSS azerbaigiana, ha perseguito una politica di utilizzo delle consuete leve per riprendere il controllo della situazione. Un'ampia delegazione di rappresentanti della direzione dell'Azerbaigian e dell'organizzazione del partito repubblicano è stata inviata a Stepanakert. Il gruppo comprendeva anche i capi del Ministero dell'Interno repubblicano, del KGB, della Procura e della Corte Suprema. Questa delegazione ha condannato i sentimenti "estremista-separatisti" nella regione. In risposta a queste azioni, a Stepanakert è stata organizzata una manifestazione di massa sulla riunificazione dell'NKAO e della SSR armena. Il 20 febbraio 1988, la sessione dei deputati del popolo della NKAR si rivolse alla leadership della SSR dell'Azerbaigian, della SSR armena e dell'URSS con la richiesta di considerare e risolvere positivamente la questione del trasferimento della NKAR dall'Azerbaigian all'Armenia. Tuttavia, le autorità azere e il Politburo del Comitato Centrale del PCUS hanno rifiutato di riconoscere le richieste del consiglio regionale della NKAR. Le autorità centrali hanno continuato a dichiarare che il ridisegno dei confini era inaccettabile e gli appelli per l'ingresso del Karabakh in Armenia sono stati dichiarati gli intrighi di "nazionalisti" ed "estremisti". Immediatamente dopo l'appello della maggioranza armena (i rappresentanti dell'Azerbaigian si sono rifiutati di partecipare alla riunione) del consiglio regionale della NKAR sulla separazione del Karabakh dall'Azerbaigian, è iniziata una lenta scivolata verso un conflitto armato. Ci sono state le prime segnalazioni di atti di violenza interetnica in entrambe le comunità etniche. L'esplosione dell'attività di manifestazione degli armeni ha provocato una risposta da parte della comunità azerbaigiana. Si è trattato di scontri con l'uso delle armi da fuoco e la partecipazione delle forze dell'ordine. Sono apparse le prime vittime del conflitto. A febbraio è iniziato uno sciopero di massa nell'NKAO, che è durato a intermittenza fino al dicembre 1989. Il 22-23 febbraio si sono svolte manifestazioni spontanee a Baku e in altre città dell'Azerbaigian a sostegno della decisione del Politburo del Comitato Centrale del PCUS sull'inammissibilità della revisione dell'assetto nazionale-territoriale.

Il pogrom degli armeni a Sumgayit del 27-29 febbraio 1988 ha segnato una svolta nello sviluppo del conflitto interetnico: secondo i dati ufficiali, 26 armeni e 6 azeri sono stati uccisi. Eventi simili si sono verificati a Kirovabad (ora Ganja), dove una folla armata di azeri ha attaccato la comunità armena. Tuttavia, gli armeni densamente popolati sono riusciti a contrattaccare, il che ha causato vittime da entrambe le parti. Tutto ciò è avvenuto con l'inerzia delle autorità e lo stato di diritto, come hanno affermato alcuni testimoni oculari. A seguito degli scontri, dall'NKAO hanno iniziato a fluire flussi di profughi azeri. Rifugiati armeni sono comparsi anche dopo gli eventi di Stepanakert, Kirovabad e Shusha, quando le manifestazioni per l'integrità della RSS dell'Azerbaigian sono sfociate in scontri interetnici e pogrom. Gli scontri armeno-azerbaigiani iniziarono anche sul territorio della RSS armena. La reazione delle autorità centrali è stata il cambio dei leader di partito in Armenia e Azerbaigian. Il 21 maggio, le truppe furono portate a Stepanakert. Secondo fonti azere, la popolazione azerbaigiana è stata espulsa da diverse città della SSR armena e, a seguito dello sciopero, sono stati posti ostacoli nella NKAR agli azeri locali, ai quali non è stato permesso di lavorare. In giugno-luglio, il conflitto ha assunto un orientamento interrepubblicano. La RSS azerbaigiana e la RSS armena scatenarono la cosiddetta "guerra delle leggi". Il Presidium Supremo dell'AzSSR ha dichiarato inaccettabile la decisione del consiglio regionale dell'NKAO sulla secessione dall'Azerbaigian. Il Soviet Supremo della RSS armena acconsentì all'ingresso della NKAR nella RSS armena. A luglio sono iniziati scioperi di massa in Armenia in connessione con la decisione del Presidium del Comitato Centrale del PCUS sull'integrità territoriale della RSS dell'Azerbaigian. La leadership alleata si è effettivamente schierata dalla parte della SSR dell'Azerbaigian sulla questione del mantenimento dei confini esistenti. Dopo una serie di scontri all'NKAO, il 21 settembre 1988 furono introdotti il ​​coprifuoco e una situazione speciale. L'attività di raduno sul territorio dell'Armenia e dell'Azerbaigian ha portato a focolai di violenza contro la popolazione civile e ha aumentato il numero di rifugiati che hanno formato due controcorrente. In ottobre e nella prima metà di novembre la tensione è aumentata. Migliaia di manifestazioni si sono svolte in Armenia e Azerbaigian e rappresentanti del partito del Karabakh hanno vinto le elezioni anticipate per il Consiglio supremo della Repubblica dell'SSR armeno, assumendo una posizione radicale sull'annessione dell'NKAO all'Armenia. L'arrivo a Stepanakert dei membri del Consiglio delle nazionalità del Soviet supremo dell'URSS non ha portato alcun risultato. Nel novembre 1988, il malcontento accumulato nella società per i risultati della politica delle autorità repubblicane in merito alla conservazione del NKAR ha provocato migliaia di manifestazioni a Baku. La condanna a morte di uno degli imputati nel caso del pogrom Sumgayit, Akhmedov, pronunciata dalla Corte Suprema dell'URSS, ha provocato un'ondata di pogrom a Baku, che si è diffusa in tutto l'Azerbaigian, in particolare nelle città a popolazione armena - Kirovabad , Nakhichevan, Khanlar, Shamkhor, Sheki, Kazako, Mingachevir. L'esercito e la polizia nella maggior parte dei casi non hanno interferito negli eventi. Allo stesso tempo, iniziò il bombardamento dei villaggi di confine sul territorio dell'Armenia. Una situazione speciale è stata introdotta anche a Yerevan e sono stati banditi raduni e manifestazioni, equipaggiamento militare e battaglioni con armi speciali sono stati portati nelle strade della città. Durante questo periodo, c'è il flusso più massiccio di profughi causato dalla violenza sia in Azerbaigian che in Armenia.

A questo punto, in entrambe le repubbliche avevano cominciato a formarsi formazioni armate. All'inizio di maggio 1989, gli armeni che vivevano a nord dell'NKAO iniziarono a creare i primi distaccamenti di combattimento. Nell'estate dello stesso anno, l'Armenia ha introdotto un blocco della Nakhichevan ASSR. In risposta, il Fronte popolare dell'Azerbaigian ha imposto un blocco economico e dei trasporti all'Armenia. Il 1° dicembre, le forze armate della RSS armena e il Consiglio nazionale del Nagorno-Karabakh in una riunione congiunta hanno adottato risoluzioni sulla riunificazione della NKAR con l'Armenia. Dall'inizio del 1990 sono iniziati gli scontri armati: bombardamenti di artiglieria reciproci sul confine armeno-azero. Elicotteri e mezzi corazzati per il trasporto di personale sono stati utilizzati per la prima volta durante la deportazione degli armeni dalle regioni di Shahumyan e Khanlar dell'Azerbaigian da parte delle forze azere. Il 15 gennaio, il Presidium delle Forze Armate dell'URSS ha dichiarato lo stato di emergenza nella NKAR, nelle regioni della SSR azerbaigiana confinante con essa, nella regione di Goris della SSR armena, nonché sulla linea del confine di stato di l'URSS sul territorio della RSS dell'Azerbaigian. Il 20 gennaio, truppe interne sono state portate a Baku per impedire la presa del potere da parte del Fronte popolare dell'Azerbaigian. Ciò ha portato a scontri che hanno provocato fino a 140 morti. Combattenti armeni hanno cominciato a penetrare negli insediamenti con la popolazione azerbaigiana, commettendo atti di violenza. Gli scontri di combattimento tra militanti e truppe interne si fecero più frequenti. A loro volta, le unità dell'OMON azerbaigiano hanno intrapreso azioni per invadere i villaggi armeni, che hanno portato alla morte di civili. Gli elicotteri azeri hanno iniziato a bombardare Stepanakert.

Il 17 marzo 1991 si tenne un referendum per tutta l'Unione sulla conservazione dell'URSS, sostenuto dalla leadership della SSR dell'Azerbaigian. Allo stesso tempo, la dirigenza armena, che ha adottato il 23 agosto 1990 la dichiarazione di indipendenza dell'Armenia, ha impedito in ogni modo lo svolgimento di un referendum sul territorio della repubblica. Il 30 aprile è iniziata la cosiddetta operazione "Ring", condotta dalle forze del Ministero degli affari interni azerbaigiano e dalle truppe interne dell'URSS. Lo scopo dell'operazione è stato dichiarato essere il disarmo delle formazioni armate illegali di armeni. Questa operazione, tuttavia, ha portato alla morte di un gran numero di civili e alla deportazione di armeni da 24 insediamenti nel territorio dell'Azerbaigian. Prima del crollo dell'URSS, il conflitto armeno-azero si è intensificato, il numero degli scontri è cresciuto, le parti hanno utilizzato vari tipi di armi. Dal 19 al 27 dicembre, le truppe interne dell'URSS furono ritirate dal territorio del Nagorno-Karabakh. Con il crollo dell'URSS e il ritiro delle truppe interne dall'NKAO, la situazione nella zona di conflitto divenne incontrollabile. Una guerra su vasta scala iniziò tra Armenia e Azerbaigian per il ritiro dell'NKAO da quest'ultimo.

A seguito della divisione della proprietà militare dell'esercito sovietico, ritirato dalla Transcaucasia, la maggior parte delle armi andò in Azerbaigian. Il 6 gennaio 1992 è stata adottata la dichiarazione di indipendenza della NKAR. Le ostilità su vasta scala iniziarono con l'uso di carri armati, elicotteri, artiglieria e aerei. Le unità di combattimento delle forze armate armene e dell'OMON azerbaigiano hanno alternativamente attaccato i villaggi nemici, infliggendo pesanti perdite e danneggiando le infrastrutture civili. Il 21 marzo è stata conclusa una tregua temporanea di una settimana, dopo di che, il 28 marzo, la parte azerbaigiana ha lanciato la più grande offensiva contro Stepanakert dall'inizio dell'anno. Gli aggressori hanno utilizzato il sistema Grad. Tuttavia, l'assalto alla capitale dell'NKAO si è concluso invano, le forze azere hanno subito pesanti perdite, l'esercito armeno ha ripreso le posizioni originali e ha respinto il nemico da Stepanakert.

A maggio, formazioni armate armene hanno attaccato Nakhichevan, un'exclave azerbaigiana al confine con Armenia, Turchia e Iran. Dal lato dell'Azerbaigian è stato effettuato il bombardamento del territorio dell'Armenia. Il 12 giugno iniziò l'offensiva estiva delle truppe azere, che durò fino al 26 agosto. Come risultato di questa offensiva, i territori delle ex regioni Shaumyan e Mardakert dell'NKAO passarono per un breve periodo sotto il controllo delle forze armate azere. Ma è stato un successo locale delle forze azerbaigiane. Come risultato della controffensiva armena, le altezze strategiche nella regione di Mardakert furono riconquistate dal nemico e la stessa offensiva azerbaigiana esaurì entro metà luglio. Durante le ostilità furono utilizzate armi e specialisti delle ex forze armate dell'URSS, principalmente dalla parte azerbaigiana, in particolare installazioni aeronautiche e antiaeree. Nel settembre-ottobre 1992, l'esercito azerbaigiano ha tentato senza successo di bloccare il corridoio di Lachin, una piccola parte del territorio dell'Azerbaigian, situata tra l'Armenia e la NKAR, controllata da formazioni armate armene. Il 17 novembre iniziò un'offensiva su vasta scala dell'esercito NKR sulle posizioni azere, che fece una svolta decisiva nella guerra a favore degli armeni. La parte azerbaigiana ha rifiutato a lungo di condurre operazioni offensive.

Vale la pena notare che fin dall'inizio della fase militare del conflitto, entrambe le parti hanno iniziato ad accusarsi a vicenda di utilizzare mercenari nelle loro file. In molti casi, queste accuse sono state confermate. Mujaheddin afgani, mercenari ceceni hanno combattuto nelle forze armate dell'Azerbaigian, inclusi i noti comandanti sul campo Shamil Basayev, Khattab, Salman Raduyev. In Azerbaigian operavano anche istruttori turchi, russi, iraniani e presumibilmente americani. Volontari armeni provenienti dai paesi del Medio Oriente, in particolare dal Libano e dalla Siria, hanno combattuto a fianco dell'Armenia. Le forze di entrambe le parti includevano anche ex militari dell'esercito sovietico e mercenari delle ex repubbliche sovietiche. Entrambe le parti usarono armi dai magazzini delle forze armate dell'esercito sovietico. All'inizio del 1992, l'Azerbaigian ha ricevuto uno squadrone di elicotteri da combattimento e aerei d'attacco. Nel maggio dello stesso anno iniziò il trasferimento ufficiale di armi dalla 4a Armata Combinata all'Azerbaigian: carri armati, mezzi corazzati per il trasporto di personale, veicoli da combattimento di fanteria, supporti di artiglieria, incluso Grad. Entro il 1 giugno, la parte armena ricevette carri armati, mezzi corazzati per il trasporto di personale, veicoli da combattimento di fanteria e artiglieria anche dall'arsenale dell'esercito sovietico. La parte azerbaigiana utilizzò attivamente l'aviazione e l'artiglieria nel bombardamento degli insediamenti della NKAR, il cui scopo principale era l'esodo della popolazione armena dal territorio dell'autonomia. A seguito di incursioni e bombardamenti di oggetti civili, è stato notato un gran numero di vittime civili. Tuttavia, la difesa aerea armena, inizialmente piuttosto debole, riuscì a resistere ai raid aerei dell'aviazione azerbaigiana a causa dell'aumento del numero di installazioni antiaeree nelle mani degli armeni. Nel 1994, il primo aereo è apparso nelle forze armate dell'Armenia, in particolare, grazie all'assistenza della Russia nel quadro della cooperazione militare nella CSI.

Dopo aver respinto l'offensiva estiva delle truppe azere, la parte armena è passata a operazioni offensive attive. Da marzo a settembre 1993, a seguito delle ostilità, le truppe armene sono riuscite a prendere una serie di insediamenti nell'NKAO controllato dalle forze azerbaigiane. In agosto-settembre, l'inviato russo Vladimir Kazimirov si è assicurato un cessate il fuoco temporaneo che è stato prorogato fino a novembre. In un incontro con il presidente russo B. Eltsin, il presidente dell'Azerbaigian G. Aliyev ha annunciato il suo rifiuto di risolvere il conflitto con mezzi militari. I negoziati si sono svolti a Mosca tra le autorità azere ei rappresentanti del Nagorno-Karabakh. Tuttavia, nell'ottobre 1993, l'Azerbaigian ha violato il cessate il fuoco e ha tentato un'offensiva nel settore sudoccidentale della NKAR. Questa offensiva è stata respinta dagli armeni, che hanno lanciato una controffensiva nel settore meridionale del fronte e il 1 ° novembre hanno occupato una serie di regioni chiave, isolando parti delle regioni di Zangilan, Jabrayil e Kubatli dall'Azerbaigian. L'esercito armeno, quindi, occupò direttamente le regioni dell'Azerbaigian a nord ea sud dell'NKAO.

Tra gennaio e febbraio, una delle battaglie più sanguinose si è svolta nella fase finale del conflitto armeno-azero: la battaglia per il passo di Omar. Questa battaglia iniziò con l'offensiva nel gennaio 1994 delle forze azere nel settore settentrionale del fronte. Vale la pena notare che i combattimenti si sono svolti nel territorio devastato, dove non erano rimasti civili, nonché in condizioni meteorologiche avverse, negli altopiani. All'inizio di febbraio, gli azeri si sono avvicinati alla città di Kelbajar, occupata un anno prima dalle forze armene. Tuttavia, gli azeri non sono riusciti a sfruttare il successo iniziale. Il 12 febbraio, le unità armene lanciarono una controffensiva e le forze azere dovettero ritirarsi attraverso il passo di Omar nelle loro posizioni originali. Le perdite degli azeri in questa battaglia ammontarono a 4 mila persone, gli armeni 2 mila La regione di Kelbajar rimase sotto il controllo delle forze di difesa dell'NKR.

Il 14 aprile 1994, su iniziativa della Russia e con la partecipazione diretta dei presidenti di Azerbaigian e Armenia, il Consiglio dei Capi di Stato della CSI ha adottato una dichiarazione in cui poneva chiaramente la questione del cessate il fuoco come un'urgente necessità di una soluzione in Karabakh .

In aprile-maggio, le forze armene, a seguito di un'offensiva in direzione Ter-Ter, hanno costretto le truppe azere alla ritirata. Il 5 maggio 1994, su iniziativa dell'Assemblea interparlamentare della CSI, del Parlamento del Kirghizistan, dell'Assemblea Federale e del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, si è tenuta una riunione a seguito della quale rappresentanti dei governi dell'Azerbaigian, L'Armenia e l'NKR hanno firmato il Protocollo di Bishkek chiedendo un cessate il fuoco nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1994 dell'anno. Il 9 maggio Vladimir Kazimirov, inviato plenipotenziario del Presidente della Russia in Nagorno-Karabakh, ha preparato un "Accordo su un cessate il fuoco a tempo indeterminato", firmato lo stesso giorno a Baku dal ministro della Difesa azerbaigiano M. Mammadov. Il 10 e 11 maggio, l'"Accordo" è stato firmato rispettivamente dal ministro della Difesa armeno S. Sargsyan e dal comandante dell'esercito NKR S. Babayan. La fase attiva dello scontro armato è terminata.

Il conflitto è stato "congelato", secondo gli accordi raggiunti, lo status quo è stato preservato a seguito degli esiti delle ostilità. A seguito della guerra, fu proclamata l'effettiva indipendenza della Repubblica del Nagorno-Karabakh dall'Azerbaigian e il suo controllo sulla parte sud-occidentale dell'Azerbaigian fino al confine con l'Iran. Ciò includeva la cosiddetta "zona di sicurezza": cinque regioni adiacenti all'NKR. Allo stesso tempo, anche cinque enclavi azerbaigiane sono controllate dall'Armenia. D'altra parte, l'Azerbaigian ha mantenuto il controllo sul 15% del territorio del Nagorno-Karabakh.

Secondo varie stime, le perdite della parte armena sono stimate in 5-6mila persone uccise, anche tra la popolazione civile. L'Azerbaigian ha perso tra le 4.000 e le 7.000 persone durante il conflitto, con la maggior parte delle perdite che è caduta sulle unità militari.

Il conflitto del Karabakh è diventato uno dei più sanguinosi e su larga scala della regione, cedendo in termini di quantità di attrezzature utilizzate e perdite umane solo a due guerre cecene. A seguito delle ostilità, gravi danni sono stati inflitti alle infrastrutture dell'NKR e alle regioni adiacenti dell'Azerbaigian e hanno causato un esodo di rifugiati, sia dall'Azerbaigian che dall'Armenia. Come risultato della guerra, il rapporto tra azeri e armeni ha subito un duro colpo e l'atmosfera di ostilità persiste ancora oggi. Le relazioni diplomatiche tra Armenia e Azerbaigian non sono mai state stabilite e il conflitto armato è stato sospeso. Di conseguenza, casi isolati di scontri di combattimento continuano attualmente sulla linea di demarcazione delle parti in guerra.

Ivanovsky Sergey

Gli esperti ritengono che il rafforzamento del separatismo etnico sia uno dei principali fattori che incidono negativamente sulla fornitura della sicurezza regionale e internazionale. Un vivido esempio di ciò nello spazio post-sovietico per quasi tre decenni è stato il conflitto sul Nagorno-Karabakh. Inizialmente il conflitto tra Armenia e Azerbaigian era provocato artificialmente dall'esterno, e le leve di pressione sulla situazione erano in mani diverse, che necessitavano di un confronto prima per il crollo dell'URSS, e poi per l'ascesa al potere del clan Karabakh. Inoltre, l'escalation del conflitto ha giocato nelle mani di quei principali attori che intendevano rafforzare la loro presenza nella regione. E, infine, il confronto ha permesso di esercitare pressioni su Baku per concludere con essa contratti petroliferi più redditizi. Secondo lo scenario sviluppato, gli eventi sono iniziati nella NKAR ea Yerevan: gli azeri sono stati licenziati dal lavoro e le persone sono state costrette a partire per l'Azerbaigian. Poi iniziarono i pogrom nei quartieri armeni di Sumgayit ea Baku, che, tra l'altro, era la città più internazionale della Transcaucasia.

Il politologo Sergei Kurginyan ha affermato che quando gli armeni sono stati brutalmente uccisi all'inizio a Sumgayit, deridendoli ed eseguendo determinate azioni rituali, non sono stati gli azeri a farlo, ma persone dall'esterno hanno assunto rappresentanti di strutture private internazionali. "Conosciamo questi rappresentanti per nome, sappiamo a quali strutture appartenevano allora, a quali strutture appartengono ora. Queste persone hanno ucciso armeni, coinvolto azeri in questo caso, poi ucciso azeri, collegato armeni in questo caso. Poi hanno spinto gli armeni e Azerbaigiani, ed è iniziata questa tensione controllata. Abbiamo visto tutto, abbiamo visto cosa c'era dietro ", ha detto il politologo.

Secondo Kurginyan, a quel tempo, "i miti demacratoidi e liberi, che non avevano nulla a che fare con questo, erano già percepiti come la verità ultima, come qualcosa di evidente, come qualcosa di assolutamente corretto, controllavano già la coscienza. Tutti questi virus avevano già preso coscienza, e le folle fuggivano nella giusta direzione, verso la propria fine, verso la propria disgrazia, verso la propria ultima disgrazia, nella quale poi sono finite. Successivamente, questa tattica è stata utilizzata per fomentare altri conflitti.

Mamikon Babayan, editorialista di Vestnik Kavkaza, è alla ricerca di modi per risolvere il conflitto.

La guerra del Karabakh è diventata una delle più sanguinose dello spazio post-sovietico. Popoli con lingue e culture vicine, che vissero fianco a fianco per secoli, furono divisi in due campi in guerra. Più di 18.000 persone sono morte nel lungo periodo del conflitto e questa cifra è in continua crescita.

La popolazione di entrambe le parti vive in continua tensione a causa delle frequenti scaramucce e permane il pericolo di una ripresa della guerra su larga scala. E non si tratta solo della guerra con l'uso delle armi da fuoco. Il conflitto si manifesta nella sezione del patrimonio storico e culturale comune, che comprende musica, architettura, letteratura e cucina nazionali.

Sono trascorsi 25 anni dalla firma della tregua in Karabakh e ogni anno è sempre più difficile per la dirigenza azerbaigiana spiegare alla propria società perché il paese più ricco della regione continua ad incontrare difficoltà nel risolvere la questione del ripristino dell'integrità territoriale . Oggi nella regione si sta svolgendo una vera guerra dell'informazione. Sebbene le ostilità su vasta scala non siano più in corso (ad eccezione dell'escalation dell'aprile 2016), la guerra è diventata un fenomeno mentale. Armenia e Karabakh vivono in una tensione, mantenuta da forze interessate a destabilizzare la regione. L'atmosfera di militarizzazione è evidente nei programmi educativi delle istituzioni scolastiche e prescolari in Armenia e nella non riconosciuta "Repubblica del Nagorno-Karabakh". I media non smettono di parlare della minaccia che vedono nelle dichiarazioni dei politici azeri.

In Armenia, la questione del Karabakh divide la società in due campi: chi insiste nell'accettare la situazione di fatto senza alcuna concessione, e chi è d'accordo sulla necessità di fare dolorosi compromessi che aiutino a superare le conseguenze della crisi del dopoguerra, comprese quelle economiche blocco dell'Armenia. Vale la pena notare che i veterani della guerra del Karabakh, che ora sono al potere a Yerevan e "NKR", non considerano la condizione di arrendersi alle regioni occupate. Le élite dominanti del Paese capiscono che un tentativo di trasferire almeno una parte dei territori contesi sotto il controllo diretto di Baku porterà a manifestazioni nella capitale armena e, forse, a uno scontro civile nel Paese. Inoltre, molti veterani rifiutano categoricamente di restituire i territori del "trofeo" che sono riusciti a conquistare negli anni '90.

Nonostante l'evidente crisi dei rapporti, sia in Armenia che in Azerbaigian c'è una generale consapevolezza delle conseguenze negative di quanto sta accadendo. Fino al 1987, la pacifica convivenza era supportata da matrimoni interetnici. Non si può parlare di "guerra eterna" tra armeni e azeri, poiché nel corso della storia nello stesso Karabakh non c'erano condizioni per le quali la popolazione azerbaigiana potesse lasciare la NKAR (Regione Autonoma del Nagorno-Karabakh).

Nel frattempo, i rappresentanti della diaspora armena, nati e cresciuti a Baku, non riversano negatività sui loro amici e conoscenti dell'Azerbaigian. "Il popolo non può essere un nemico", - si sente spesso dalle labbra della vecchia generazione di azerbaigiani quando si parla di Karabakh.

Tuttavia, la questione del Karabakh rimane una leva di pressione su Armenia e Azerbaigian. Il problema lascia un'impronta nella percezione mentale di armeni e azeri che vivono al di fuori del Transcaucaso, il che, a sua volta, funge da motivo per la formazione di uno stereotipo negativo del rapporto tra i due popoli. In parole povere, il problema del Karabakh ostacola la vita, ostacola l'attenzione ai problemi della sicurezza energetica della regione, nonché l'attuazione di progetti di trasporto congiunti che sono vantaggiosi per l'intero Transcaucaso. Ma nessun governo osa fare il primo passo verso una soluzione, temendo la fine della sua carriera politica in caso di concessioni sulla questione del Karabakh.

Secondo Baku, l'inizio del processo di pace è costituito da passi concreti per liberare parte delle terre attualmente sequestrate. L'Azerbaigian considera questi territori occupati, riferendosi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU durante la guerra del Karabakh del 1992-1993. In Armenia, la prospettiva della restituzione della terra è un argomento estremamente doloroso. Ciò è legato alla questione della sicurezza della popolazione civile locale. Negli anni del dopoguerra, i territori occupati si trasformarono in una "cintura di sicurezza", quindi la resa di alture e territori strategici è impensabile per i comandanti sul campo armeni. Ma è stato dopo il sequestro di territori che non facevano parte del NKAR che è avvenuta la più massiccia espulsione della popolazione civile. Quasi il 45% dei rifugiati azeri proviene dalle regioni di Agdam e Fuzuli e la stessa Agdam rimane oggi una città fantasma.

Di chi è questo territorio? È impossibile rispondere direttamente a questa domanda, poiché l'archeologia, i monumenti architettonici danno tutte le ragioni per ritenere che la presenza sia armena che turca nella regione risalga a secoli fa. È una terra comune e una casa comune per molte nazioni, comprese quelle che oggi sono in conflitto. Per gli azeri, il Karabakh è una questione di importanza nazionale, poiché sono state effettuate espulsioni ed espulsioni. Il Karabakh per gli armeni è l'idea della lotta del popolo per il diritto alla terra. È difficile trovare in Karabakh una persona che sia pronta ad accettare il ritorno dei territori adiacenti, perché questo tema è legato alla questione della sicurezza. Nella regione non è stata eliminata la tensione interetnica, superata la quale si potrà dire che la questione del Karabakh si risolverà presto.

https://www.site/2016-04-03/konflikt_v_nagornom_karabahe_chto_proishodit_kto_na_kogo_napal_i_pri_chem_tut_turciya

Nuova guerra vicino alla Russia

Il conflitto in Nagorno-Karabakh: cosa sta succedendo, chi ha attaccato chi, cosa c'entrano Turchia e Russia

Nel Nagorno-Karabakh si registra un grave aggravamento del conflitto tra Armenia e Azerbaigian, che potrebbe degenerare in una guerra a tutti gli effetti. il sito ha raccolto le cose più importanti che si conoscono su ciò che sta accadendo in questo momento.

Quello che è successo?

La mattina del 2 aprile si è saputo di un forte aggravamento del conflitto nel Nagorno-Karabakh. L'Azerbaigian e l'Armenia si sono reciprocamente accusati di bombardamenti e azioni offensive. Il ministero della Difesa azerbaigiano ha affermato che l'Armenia ha violato il cessate il fuoco 127 volte, compresi i mortai utilizzati dai militari e le mitragliatrici pesanti. Le autorità armene hanno riferito che, al contrario, l'Azerbaigian ha violato la tregua e sta combattendo con l'uso di carri armati, artiglieria e aerei.

Il servizio stampa dell'Esercito di difesa della non riconosciuta Repubblica del Nagorno-Karabakh ha dichiarato di aver abbattuto un elicottero Mi-24/35 delle forze armate azere, ma questa informazione è stata negata a Baku. L'Armenia ha riferito che anche l'Azerbaigian ha perso un carro armato e un drone.


Successivamente, l'Armenia ha riferito che 18 militari sono stati uccisi e l'Azerbaigian circa 12. Nel Nagorno-Karabakh hanno anche parlato di vittime civili, compresi bambini uccisi a causa dei bombardamenti.

Qual è la situazione attuale?

Gli scontri continuano. L'Azerbaigian ha dichiarato che nella notte tra il 2 e il 3 aprile i villaggi di confine sono stati bombardati, anche se nessuno è stato ucciso. Baku afferma che nel corso di "azioni di risposta" sono stati catturati diversi insediamenti e alture strategiche nel Nagorno-Karabakh, ma questa informazione è negata a Yerevan e non è ancora chiaro a chi credere. Entrambe le parti parlano di pesanti perdite di avversari. In Azerbaigian, ad esempio, sono sicuri di aver già distrutto sei carri armati nemici, 15 supporti di artiglieria e fortificazioni, e le perdite del nemico tra morti e feriti ammontano a 100 persone. A Yerevan, questo si chiama "disinformazione".


A sua volta, l'agenzia di stampa Artsakhpress Karabakh ha riferito che “in totale, durante le ostilità della notte tra l'1 e il 2 aprile e per tutto il giorno, l'esercito azerbaigiano ha perso più di 200 militari. Solo in direzione di Talysh sono stati distrutti almeno 30 soldati delle forze speciali azere, in direzione di Martakert - 2 carri armati, 2 droni e in direzione nord - 1 elicottero. Il ministero della Difesa armeno ha pubblicato un video dell'elicottero azerbaigiano abbattuto e le fotografie dei corpi dell'equipaggio.

Come al solito, entrambe le parti si chiamano "occupanti" e "terroristi", vengono pubblicate le informazioni più contraddittorie, anche fotografie e video dovrebbero essere trattati con scetticismo. La guerra moderna è guerra dell'informazione.

Come hanno reagito le potenze mondiali?

L'aggravarsi del conflitto ha eccitato tutte le potenze mondiali, comprese la Russia e gli Stati Uniti. A livello ufficiale, tutti chiedono una soluzione anticipata, una tregua, un cessate il fuoco e così via.

Il presidente russo Vladimir Putin è stato uno dei primi a esprimere rammarico per il fatto che la situazione nella zona di conflitto fosse nuovamente scivolata in uno scontro armato. Secondo il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, il capo di stato chiede un cessate il fuoco immediato nella regione. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha tenuto colloqui con i colleghi dell'Armenia e dell'Azerbaigian, esortandoli anche a porre fine al conflitto.

Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e il presidente francese Franus Hollande si sono espressi a favore di un rapido accordo.

Gli americani parlavano con lo stesso tono. "Gli Stati Uniti condannano con la massima fermezza la diffusa violazione della tregua lungo la linea di contatto in Nagorno-Karabakh, che secondo quanto riferito ha provocato vittime, compresi i civili", ha affermato il segretario di Stato americano John Kerry.


A seguito di ciò, tutti i partecipanti al cosiddetto Gruppo OSCE di Minsk, che si occupa dei conflitti nel Nagorno-Karabakh, hanno anche chiesto la stabilizzazione della situazione. "Condanniamo fermamente l'uso della forza e deploriamo l'insensata perdita di vite umane, compresi i civili", hanno affermato i rappresentanti di Russia, Francia e Stati Uniti in una dichiarazione congiunta. Il gruppo di Minsk si riunirà a Vienna il 5 aprile per discutere in dettaglio la situazione attuale.

Sabato sera anche il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha commentato il conflitto. Ha anche chiesto il rispetto della tregua.

E che dire della Russia, della Turchia e dell'Occidente?

Allo stesso tempo, le autorità turche hanno espresso sostegno a una sola parte del conflitto: l'Azerbaigian. Turchia e Azerbaigian hanno strette relazioni di partenariato, sono paesi politicamente ed etnicamente vicini. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso le condoglianze a Ilham Aliyev per la morte dei soldati azeri. Le conversazioni telefoniche tra Aliyev ed Erdogan sono state coperte dai media dei due stati. È stato sottolineato che Aliyev considera l'incidente "una provocazione lungo la linea di contatto delle truppe" e definisce le azioni dell'esercito azerbaigiano "una risposta adeguata".

Poiché le relazioni tra Turchia e Russia lasciano ormai molto a desiderare, alcuni osservatori considerano l'aggravarsi del conflitto in Nagorno-Karabakh come un tentativo della Turchia (e, presumibilmente, dei paesi occidentali) di impedire alla Russia di rafforzarsi nel Caucaso, in Transcaucasia e in il mare nero. Ad esempio, il sito web di Free Press ha suggerito che “gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno fatto tutto il possibile per contrastare Russia e Turchia frontalmente. Da questo punto di vista, il Karabakh rafforza il confronto tra Mosca e Ankara”.

Ministero della Difesa dell'NKR

“L'Azerbaigian ha dimostrato ultimamente di rimanere un vero alleato della Turchia, e ora sta cercando di ricavarne dividendi. Baku spera di sbloccare il conflitto del Karabakh e risolvere il problema del Karabakh a suo favore con la copertura politica di Ankara", ha detto a questo sito Sergei Ermakov, vicedirettore del Tauride Information and Analytical Center dell'Istituto russo di studi strategici.

Allo stesso tempo, Leonid Gusev, ricercatore presso il MGIMO Institute for International Studies Analytical Center, ha dichiarato in un'intervista all'agenzia di stampa Ridus che è improbabile che l'Azerbaigian e l'Armenia inizino una guerra a tutti gli effetti e che la Turchia non ha bisogno di un altro importante conflitto a tutti. “Non credo che possa succedere. La Turchia oggi ha grossi problemi oltre all'Azerbaigian e al Karabakh. Ora è molto più importante per lei fare ammenda con la Russia in qualche modo che entrare in una sorta di guerra, anche assente, con lei. Inoltre, secondo me, ci sono alcuni minimi cambiamenti positivi nelle relazioni tra Turchia e Russia", ha affermato.

Cosa sta succedendo nello stesso Karabakh?

Si stanno preparando alla guerra. Secondo Sputnik Armenia, l'amministrazione della repubblica forma elenchi di riservisti e organizza la raccolta di volontari. Centinaia di persone, secondo le autorità, vengono inviate nelle zone degli scontri. Secondo l'agenzia, nella capitale del NKR, Stepanekert, c'è ancora calma e anche i caffè notturni funzionano.

Perché il conflitto

Dal 1988 Armenia e Azerbaigian non riescono a mettersi d'accordo sulla proprietà del Nagorno-Karabakh, una vasta area al confine tra i due paesi. In epoca sovietica era una regione autonoma della RSS dell'Azerbaigian, ma la sua popolazione principale è di etnia armena. Nel 1988 la regione ha annunciato il suo ritiro dall'ASSR. Nel 1992-1994, durante il conflitto militare, l'Azerbaigian perse completamente il controllo sul Nagorno-Karabakh e l'area dichiarò l'indipendenza, chiamandosi Repubblica del Nagorno-Karabakh (NKR).

Da allora, la comunità mondiale non può parlare del destino dell'NKR. La Russia, gli Stati Uniti e la Francia partecipano ai negoziati nel quadro dell'OSCE. L'Armenia rappresenta l'indipendenza dell'NKR, mentre l'Azerbaigian cerca di restituire il territorio al suo stato. Sebbene l'NKR non sia formalmente riconosciuto dallo stato, la comunità armena in tutto il mondo fa molto per fare pressioni per gli interessi dell'Armenia nel conflitto. Ad esempio, un certo numero di stati americani ha adottato risoluzioni che riconoscono l'indipendenza dell'NKR.

Dire che alcuni paesi sono inequivocabilmente "per l'Armenia", mentre altri sono "per l'Azerbaigian" (ad eccezione della Turchia), forse, è impossibile. La Russia ha relazioni amichevoli con entrambi i paesi.